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Lara Caffi

AY meet Lara Caffi

AY meet Lara Caffi

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Lara Caffi, giovane ed emergente designer del panorama italiano, si laurea in Architettura d’interni nel 2009 e in Design industriale per l’innovazione nel 2012 al Politecnico di Milano.
Nel 2012 intraprende una collaborazione, come responsabile dell’area progettazione, con KnIndustrie, azienda specializzata e leader nella produzione di utensili per cucinare, cuocere e presentare il cibo in tavola.
Suoi alcuni prodotti di punta come la collezione di taglieri “In/taglio” del 2013.
Responsabile anche del layout di tutti gli spazi espositivi dell’azienda, si occupa inoltre di styling e graphic design.
Dal 2013 inizia parallelamente una collaborazione con l’azienda Schönhuberfranchi, top player nelle forniture alberghiere di alto livello, per la quale disegna prodotti di diverso genere come la linea di mobili outdoor T-soft e i bicchieri in borosilicato Lime Line e In/tagli.
Per la stessa si occupa inoltre di interior design, allestimenti custom made e graphic design.

Ciao Lara

Ci dici in due parole chi sei?

Ciao, mi chiamo Lara Caffi e sono interior designer in un'azienda che si chiama KNIndustrie, che ha sede a Sarezzo in Val Trompia.

Tecnica artigianale o produzione di massa

Ho la fortuna di lavorare all'interno del distretto industriale e artigianale della Val Trompia dove da sempre esiste una stretta collaborazione tra la grande e piccola impresa.
E’ un contesto con un equilibrio delicato dove l'una non potrebbe esistere senza l'altra.
Noi stessi  distribuiamo diversi prodotti artigianali che abbiamo fortemente voluto sia perché sono prodotti di grande qualità e sia perché è importante per noi  che le conoscenze di queste piccole realtà non vengano perdute ma al contrario tramandate e diffuse.
Il vantaggio per noi è quello di avere un prodotto made in italy “fatto a mano” dove ogni pezzo è diverso dall'altro,  e per gli artigiani la possibilità di diffondere su larga scala i loro prodotti permettendo ad un pubblico più vasto di apprezzarne la qualità e il valore.

Dove sta il limite e qual'è il futuro della tua concezione di design?

Nel momento in cui acquisto un prodotto non definisco solo il mio stile di vita ma esprimo anche la mia opinione su una serie di tematiche verso le quali oggi siamo tutti molto più sensibili  e attenti, il che ci fa andare (non sempre) oltre il prodotto in se, cercando di capirne provenienza, processi produttivi e conseguenze annesse.
Parlo ad esempio del tema della sostenibilità, che nel mondo del design sta diventando una condizione essenziale per la buona riuscita di un prodotto e relativo consenso da parte del
consumatore.

Oggi dire che un prodotto è sostenibile, ossia che è riciclabile/riciclato o creato con tecnologie che non inquinano l'ambiente,  è diventato argomento di vendita, una qualità che permette di apprezzare ancora di più il prodotto proprio perché in linea con uno stile di vita che sta diventando giustamente un obiettivo comune per il raggiungimento di una qualità di vita maggiore.

Si parla nel panorama mondiale di design come stile di vita

cosa significa nella tua visione creativa questa affermazione?

o per vivere il presente e la necessità immediata?

Sei per un design senza tempo

Ci sono dei bisogni che rimangono costanti e invariati nel tempo, e bisogni che cambiano in base alle continue necessità del consumatore.
Credo che l’ambizione più grande di un progettista sia quella di creare un oggetto che duri per sempre, ma parallelamente è necessaria anche una tipologia di prodotto più dinamico che possa comunque esprimere i valori aziendali, seppur con la consapevolezza che prima o poi esaurirà la sua richiesta uscendo dal mercato.

Forma

e funzione

un connubio che ha percorso il design fin dagli anni 60.

Per te vince l’estetica o la creatività funzionale?

La forma segue sempre la funzione ma segue soprattutto il suo significato.

Il significato viene determinato dalla risposta a tutta una serie di domande che  un progettista deve necessariamente porsi, e che vanno a delineare passo per passo la forma del prodotto. 

Chi utilizzerà questo prodotto? In quale contesto socio-culturale verrà inserito? Quali sono i bisogni che soddisfa? Quali sono le tecnologie che ho a disposizione per realizzarlo?

Già rispondere a queste domande ti definisce il 90% della forma, che a parer mio non può avere troppe alternative; sono d’accordo con  Enzo Mari, quando affermava che  per una funzione e un significato esiste una sola forma possibile, tutto il resto è solo formalismo, ossia un ragionamento superfluo sulla forma che spesso va a complicarti la realizzazione del  prodotto senza una reale motivazione.

Si pensa sempre al design come un’attività creativa, ma la realtà è che il processo che sta dietro la realizzazione di un prodotto è estremamente razionale, fatto di ricerca e problem solving.

Il design è uno stato d’animo che ritroviamo in tutti i momenti di vita quotidiana, uno stile di vita che abbraccia la bellezza senza tempo, la sostenibilità e una relazione armoniosa con il mondo naturale

Alvar Aalto

Cosa vince nella tua idea di oggetto proiettato nella quotidianità?

Credo  che uno degli aspetti vincenti sia il recupero della memoria.

Recuperare un oggetto del passato e renderlo attuale ci permette di riconoscerlo e integrarlo molto più facilmente nella nostra quotidianità.

Abbiamo notato nella tua produzione delle

contaminazioni,

varie provenienze

che raccontano un panorama culturale molto ampio, raccontaci il tuo mondo...

Quando inizio un  ricerca per sviluppare un nuovo prodotto, cerco di spaziare il più possibile in modo da avere più spunti sui quali lavorare.

Il mondo che sicuramente mi affascina e al quale mi ispiro di più è quello orientale.

l designer giapponesi in particolare hanno un innato talento nel definire le proporzioni e nel costruire un sottile equilibrio tra forma e funzione, che poi deriva dalla loro stessa cultura.

In un viaggio immaginario nel

mondo dell'architettura

cosa ti porteresti in valle e in qualche modo questa Vallecamonica quanto ha influito sul lavoro di Lara?

Sicuramente porterei un’opera di Peter Zumthor.

Mi ha particolarmente colpito il suo progetto per le Terme di Vals in Svizzera, dove l’edificio è completamente incastonato nella montagna e dove i materiali utilizzati sono pietre e legni locali.

Dall'interno inoltre sono state create delle aperture verso l’esterno che vanno ad incorniciare come in grandi quadri, le montagne circostanti.

Un esempio che sicuramente valorizzerebbe anche le nostre bellissime  montagne.

Per quanto riguarda invece l’influenza che la Valle ha avuto sul mio lavoro, direi il pragmatismo che secondo me contraddistingue la nostra cultura.

Il fatto di essere una persona molto pragmatica ha influito tantissimo sui prodotti che ho progettato, i quali penso siano soprattutto molto pratici e senza troppi fronzoli.

Grandi architetti

e grandi designer

spesso le due figure si accompagnano portando a risultati grandiosi.

Da designer puro come sei tu, come vedi la figura dell'architetto designer?

E se dovessi scegliere un architetto chi sarebbe il tuo progettista?

La figura dell’architetto-designer è nata nel secondo dopo guerra, quando con il boom economico le industrie hanno avuto uno sviluppo  tecnologico tale  da aver bisogno di una figura che non solo progettasse  ma che desse anche maggiore identità  ai loro prodotti.

Cosi gli architetti  come Gio Ponti, Enzo Mari, Achille Castiglioni e tanti altri, si sono adoperati all’industria, diventando appunto un ibrido tra architetto e designer.

La figura del designer invece, nascerà più avanti e sarà caratterizzata da una stretta collaborazione con l’industria.

Oggi la mia figura all’interno di KNIndustrie  e Schonhuberfranchi è anche quella di fare da tramite tra l’architetto, o progettista esterno, e l’impresa, rendendo possibile il passaggio da progetto a prodotto.

Il progettista esterno infatti ha sempre il limite di non essere all’interno dell‘azienda e di non riuscire sempre a cogliere a pieno i vincoli progettuali ai quali andiamo incontro ogni giorno quando dobbiamo affrontare la realizzazione di un prodotto.

Per questo ritengo che la figura dell architetto e del designer oggi siano di base diverse ma allo stesso tempo complementari, in quanto è necessaria una collaborazione tra i due per la buona  riuscita di un progetto, in questo caso industriale.

Due parole a un

giovane della Vallecamonica

che vorrebbe buttarsi in questo tuo mondo...

Il consiglio che posso dare a un giovane designer è quello che se vuole proporre dei progetti ad un'azienda deve innanzitutto capire bene che azienda è cioè, capire dai progetti che fanno che tecnologie hanno a disposizione, oltre a quelle che hanno già in azienda e quali tecnologie possono utilizzare nel loro territorio quali sono i materiali che hanno a disposizione e cercare di capire il più possibile la loro filosofia, prima di progettare perchè spesso ci arrivano delle proposte progettuali che non centrano niente magari  con quello che facciamo o sono pensate, hanno delle forme che non potremmo mai fare o dei materiali che dovremmo recuperare chissà dove, quindi è importante capire bene a chi ci stiamo rivolgendo quando progettiamo.

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